Lesioni Muscolari

La patologia del muscolo scheletrico rappresenta la problematica di più frequente riscontro in ambito della traumatologia dello sport.

L’incidenza di traumi muscolari è di circa il 30-40% del totale degli infortuni, a seconda della disciplina sportiva.

Tipologia e clasificazione.

Le lesioni muscolari possono essere provocate da un evento lesivo agente direttamente dall’esterno (contusioni) o da una sollecitazione indiretta, per forze lesive agenti dall’interno del muscolo stesso.

Le lesioni muscolari da trauma diretto sono classificate in tre gradi di gravità:

1. lesione di grado lieve: è consentita oltre la metà dello spettro di movimento;
2. lesione di grado moderato: è concessa meno della metà, ma più di 1/3 dello spettro di movimento;
3. lesione di grado severo: è permesso uno spettro di movimento inferiore ad 1/3.

Le contusioni di grado lieve e moderato si manifestano con dolore che rapidamente si riduce fino a diventare modesto, tumefazione ed ecchimosi per rottura di piccoli vasi. In questi casi il riposo può non essere necessario. Nelle contusioni di grado severo è presente una lacerazione importante del muscolo e si manifestano con dolore intenso e persistente, abbondante stravaso ematico, e marcata limitazione funzionale con impossibilità a proseguire nell’attività. Il riposo assoluto è, in questo caso, necessario.

Le lesioni muscolari da trauma indiretto si verificano per lo più per una sollecitazione intrinseca del muscolo in grado di superare la propria resistenza, che si verifica per un’alterata distribuzione della tensione interna al tessuto. Il risultato è la rottura dei ponti tra i filamenti delle proteine contrattili della fibra muscolare, actina e miosina. Tale evento può verificarsi per una sollecitazione sopramassimale agente su un muscolo integro, o a causa di uno stimolo più lieve agente su un muscolo meno resistente.

I fattori che possono predisporre all’insorgenza di lesioni muscolari indirette sono: inadeguato riscaldamento, condizioni climatiche non favorevoli, deficit di elasticità e/o di forza, pregresse lesioni muscolari, dismorfismi muscolari, disidratazione, squilibri idrosalini, squilibri nutrizionali, fatica locale o generale, alterata coordinazione neuro-muscolare e/o deficit propriocettivo.

Esiste una grande confusione per quanto riguarda la classificazione delle lesioni muscolari da trauma indiretto . Una di queste le suddivide in tre gradi di gravità, a seconda del tipo di danno subito dalle fibre muscolari:
1. lesioni di I grado: lesione della struttura muscolare con coinvolgimento (semplice distrazione senza rottura) di poche fibre (danno ultrastrutturale)
2. lesione di II grado: è coinvolto un numero superiore di fibre muscolari (10-50%) con sanguinamento intramuscolare
3. lesione di III grado: rottura parziale o totale di un muscolo; è presente soluzione di continuo del tessuto muscolare con ampia diastasi delle fibre (>50%)

Una classificazione, più semplice e chiara, basata sui criteri anamnestico, sintomatologico e anatomo-patologico suddivide le lesioni muscolari indirette in:

1. Contrattura: dolore muscolare che insorge quasi sempre a distanza dall'attività sportiva (dopo qualche ora o il giorno dopo), mal localizzato, dovuto ad un'alterazione diffusa del tono muscolare imputabile ad uno stato di affaticamento del muscolo, in assenza di lesioni anatomiche evidenziabili macro- o microscopicamente.
2. Stiramento: dolore muscolare acuto, insorto durante l’attività sportiva, generalmente ben localizzato, in assenza di impotenza funzionale immediata, ma che costringe l’atleta ad interrompere l’attività, dovuto ad alterazione funzionale delle miofibrille, ad un’alterazione della conduzione neuro-muscolare o a lesioni sub-microscopiche a livello del sarcomero.
3. Strappo: Dolore muscolare acuto, violento che compare durante l’attività sportiva, dovuto a lacerazione di un numero variabile di fibre. La quantità di tessuto muscolare leso suddivide lo strappo in I, II e III grado.

Diagnosi e recupero.

La diagnosi delle lesioni muscolari è spesso difficoltosa, soprattutto quando si tratta di riconoscere l’estensione di un danno di modesta entità, situato profondamente e nel contesto di masse muscolari ipertrofiche (quali quelle dell’atleta). La storia, e la descrizione della modalità di insorgenza del dolore e della sensazione soggettiva avvertita dall’atleta, rappresentano il primo e spesso decisivo momento della diagnosi. Un dolore muscolare che insorge qualche ora dopo l’attività sportiva, mal localizzato è indicativo di contrattura muscolare. Un dolore acuto durante attività sportiva, accompagnato da forte dolore e immediata limitazione funzionale è segno di lesione muscolare da strappamento. L’ispezione e la palpazione, possono rivelare la presenza di una tumefazione locale o diffusa, una modificazione del profilo cutaneo dovuta alla vera e propria interruzione delle fibre (nelle lesioni di III grado). La diagnosi strumentale delle lesioni muscolari si avvale dell’ecografia, in grado di identificare con precisione la sede e l’estensione del danno. Tale metodica permette di distinguere i vari tipi e gradi di lesione, nonché di valutarne le eventuali e comuni complicanze.
Il migliore trattamento delle lesioni muscolari è quello finalizzato a: limitare il danno, prevenire complicanze e recidive, favorire la guarigione riducendo i tempi di recupero.
Il trattamento dei traumi muscolari si articola in tre fasi. Durante le prime 24-48 ore è necessario limitare lo stravaso ematico e l’edema, che si verificano in conseguenza della vasodilatazione e della lesione del tessuto interessato dall’evento lesivo. Si applicano pertanto riposo, ghiaccio, compressione, elevazione. Al fine di ridurre la sintomatologia dolorosa si ricorre a: farmaci (in particolare FANS e miorilassanti) elettro-terapia antalgica e ionoforesi con sostanze analgesiche, antiflogistiche, antiaggreganti e fibrinolitiche. I farmaci non riducono il tempo di guarigione. Questo è legato all’entità della lesione e alla capacità di recupero biologiche che può essere, a parità di lesione, diversa da soggetto a soggetto. Una volta iniziato il processo di riparazione (dopo 48-72 ore), si utilizzano: trattamenti strumentali, esercizi di mobilizzazione attiva ed assistita. Esercizi di allungamento muscolare, idromassaggio e massoterapia. Dal 15°-30° giorno, a seconda dell’entità della lesione e della struttura lesa, inizia la fase del recupero funzionale; si tratta di recuperare il trofismo muscolare, la forza muscolare e lo schema motorio.
La prevenzione delle lesioni muscolari da trauma indiretto si basa essenzialmente sull’eliminazione di eventuali fattori di rischio (dismorfismi muscolari, squilibri nutrizionali, alterata coordinazione neuro-muscolare, deficit propriocettivo, ecc.) ed in generale sull’allenamento eccentrico.
Durante la contrazione di tipo eccentrico la vascolarizzazione muscolare è infatti interrotta, attivando il meccanismo anaerobico di produzione dell’energia; questo determina un aumento della temperatura locale, acidosi e una marcata anossia cellulare, fattori che indeboliscono il tessuto muscolare. Il razionale dell’allenamento eccentrico è quello di abituare i distretti muscolari maggiormente a rischio ad un microambiente per essi non fisiologico.
Tale tipologia di allenamento viene utilizzata anche nella prevenzione delle recidive dopo lesione muscolare.

Dr.ssa Valentina Di Tante
Medico Chirurgo
Specialista Medicina dello Sport
Dottore di ricerca in Scienze Fisiologiche e Nutrizionali
Medico settore giovanile ACF Fiorentina

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